Una lacrima mi ha salvata! E' questa la coinvolgente storia di Angéle Leiby, raccontata in questo libro. Angéle è una donna francese di Strasburgo, il 14 luglio del 2009, in seguito ad una forte emicrania, viene portata in ospedale, di lì a pochissimo le sue condizioni precipitano, non riesce a parlare bene, fa fatica a respirare, diventa cieca, fino ad arrivare al coma. I medici decidono di intubarla e preparano il marito e la figlia al peggio: Angèle non si risveglierà mai più. Ma questo è solo ciò che si vede. In realtà, Angèle sente tutto, sebbene – come racconta oggi – non riesca a vedere nulla, se non il buio, però riesce a sentire ed a capire tutto ciò che succede intorno a lei in quella stanza d'ospedale. Capisce di essere attaccata ad una macchina e di essere alimentata tramite un sondino, ma soprattutto comprende che i medici la danno per spacciata. Dopo tre giorni di coma in cui il suo corpo subisce continui peggioramenti, il 17 luglio un medico consiglia al marito di iniziare a contattare le pompe funebri.
Angèle sente tutto. Cerca di urlare, ma la sua è una voce muta. Si accorge che il marito le tiene la mano, ma non ha forza per fare alcun cenno. I medici si fanno sempre più insistenti col marito. Ormai la situazione è disperata, “occorre staccare la spina”, ma il marito e la figlia si oppongono e Angèle, cosciente di tutto recita il Padre Nostro. Il 25 luglio, anniversario del suo matrimonio, entra nella sua stanza la figlia Cathy che le rivela di aspettare il terzo figlio e che desidererebbe tanto che la nonna potesse almeno vederlo. È a quel punto che accade l’inaspettato. Dagli occhi di Angèle sgorga una lacrima. Una sola lacrima che consente alla figlia di avvertire i dottori. Poi il movimento di un mignolo. In quel corpo immobile c’è vita! Finalmente i medici compiono studi più approfonditi e fanno diagnosi di sindrome di Bickerstaff una encefalite troncoencefalica che permetterà ad Angèle di ottenere tutte le cure necessarie per guarire completamente dopo un periodo lungo e faticoso. Il 30 gennaio 2010 può tornare finalmente a casa.
Angèle sente tutto. Cerca di urlare, ma la sua è una voce muta. Si accorge che il marito le tiene la mano, ma non ha forza per fare alcun cenno. I medici si fanno sempre più insistenti col marito. Ormai la situazione è disperata, “occorre staccare la spina”, ma il marito e la figlia si oppongono e Angèle, cosciente di tutto recita il Padre Nostro. Il 25 luglio, anniversario del suo matrimonio, entra nella sua stanza la figlia Cathy che le rivela di aspettare il terzo figlio e che desidererebbe tanto che la nonna potesse almeno vederlo. È a quel punto che accade l’inaspettato. Dagli occhi di Angèle sgorga una lacrima. Una sola lacrima che consente alla figlia di avvertire i dottori. Poi il movimento di un mignolo. In quel corpo immobile c’è vita! Finalmente i medici compiono studi più approfonditi e fanno diagnosi di sindrome di Bickerstaff una encefalite troncoencefalica che permetterà ad Angèle di ottenere tutte le cure necessarie per guarire completamente dopo un periodo lungo e faticoso. Il 30 gennaio 2010 può tornare finalmente a casa.
Una historia llena de emoción.
RispondiEliminaNunca hay que perder la esperanza.
Un beso grande.
AMALIA, io mi sono commossa e pensavo a quante persone come lei sono state uccise perché nessuno ha pensato che dentro un corpo immobile ci sarebbe potuto essere ancora vita. Un grande abbraccio
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